"Tanto, poi, quel che inizia con una canzone
o per una canzone, o da una canzone,
o come una canzone, in canzone finisce…
Niente cuore o cervello ma budella, budella…
Tutti gli strumenti musicali, i legni, gli ottoni,
i tamburi cosa sono se non cornici, orci,
contenitori, giare, vassoi, ventri per budella?
La canzone è una specie di pasto,
è una specie di digestione...
Tutti gli strumenti sono ventri…
Anche l'arpa, sì… quelle mani d'arpista
che carezzano la pancia...
L'essere umano è un sistema di tubature…
Quando c'è una perdita d'acqua, allora,
viene il bello… l'irresistibile sfrenamento…
Chi indaga la perdita impara a dilagare...
L'umidità è all'inizio di ogni vita...
Vi manca il locale notturno…
sentite com'è, come sarebbe…"
E cominciò a cantare… Cosa?
Parole al volo… lette dove capitava
fossero scritte: su fogli con sopra
orme di scarpa, su manifesti, insegne,
quaderni di Valéry (grande paroliere),
melodizzando, si fa per dire,
secondo partiture che nessuno
avrebbe mai scritto… Cantava orrendo…
a modo suo… quel suo modo:
il suo, detto da lui, "malcanto"...