Senso di benessere su questa terrazza
Senso di benessere
su questa terrazza
ripassando
sopra una una mattonella
che oscilla
In mano un bicchiere d’acqua,
con dentro latte di mandorla
e menta, un bicchiere che pare
la diapositiva del mare
Così, per confrontare,
guardo il mare, il mare
nel bicchiere del pianeta
Il mare guarda me
Io sorseggio
Il mare fa le onde
Insomma, uguale
Quasi quasi
facciamo due chiacchiere
Ma che dire?
Ci guardiamo con gli occhi
Va detto anche se è ovvio
Va detto perché gli occhi
con i quali guardo sono i miei
(e questo è normale)
ma gli occhi che mi guardano
sono gli occhi del mare
Però subito mi pare
ovvio anche questo
Per gli occhi del mare
(dello stesso colore del mare)
la vista sono io,
il mio ondeggiare
sulla mattonella
Poi mi pare che scriva, il mare
Ma il mare scrive sempre
Io solo adesso,qui,
per imitare il mare
Scriviamo questi versi,
quasi gli stessi
(i suoi un po’ più salati
se io me li bevessi)
Lo so, perché il mare,
i suoi, li fa arrivare a me
E io, i miei, li butto in mare,
che è acqua mossa
come una ragazza
che li fa galleggiare su di sé
e poi li fa calare
tra le onde di due cosce
in mezzo a alghe
avvolgenti e vischiose,
i miei versi spappolati
(come le nuvole di seme
che un cefalo spande)
Che senso di benessere
su questa terrazza
E quel che è fatto è fatto
È fatto d’aria fresca
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Pasquale Panella | Vito Taburno | occhi | mare | alga | cefalo