O giovinezza, proterva, scontrosa, insolente,
insomma bella nella solitaria arroganza
di ogni tua goduta e muta mancanza di rispetto
(comunicarla già ti pareva un cedimento,
una tenerezza, quasi a carezzare la schifezza),
sazia e mai sazia di ogni tuo disprezzo,
perché sei serva adesso di questa correttezza?
Perché tu non sei più unica e sola?
Perché ti sei ridotta a questa pellegrina
indignazione cittadina da primo banco
(se fosse – com'è – scolastica la classe) ossia
a un risentimento da collusa (per far belle
figure) con la professoressa e il professore,
col direttore e tutto l'istituto, addirittura
quello delle leggi (delle leggi, addirittura!)?
Perché tu non sei più sola contro tutti e tutti?
Fosse anche e soltanto per principio. Il principio,
l'inizio, hai detto niente. Il principio, per esempio,
primo: "Chi parla a chi l'ascolta, elettorato, sodali,
accolita, platea di bisognosi di coesione, di resina
e collanti… chi parla a chi l'ascolta è, per questo,
già un miserabile trafficante in collusioni,
tanto quanto chi l'ascolta consenziente".
Questo il principio contro il quale
hai sempre opposto il tuo: godere sempre
(com'è vero che si gode sempre
dell'insipienza dei contemporanei
in cerca di successo come massa ossia
come quantità numericamente elevata
nella quale uno vale come numero sommato)…
Lo so che non dimentichi (sto parlando
a me) ma sempre ti fomento.