Appena abbattuto come un'allodola
(chi non si compiace della ferita aperta
nel petto piumato, a amore compiuto,
chi non si compiace?, chi non ha provato
a godersi morente con eroico disinteresse
ossia da vivo?)... La digressione
è un rivolo di sangue, che devia e s'allontana...
Appena abbattuto come un'allodola
mimetica più in morte che in vita,
caduta tra i colori della sua livrea,
i colori delle stoppie e della terra friabile,
chiara, assolata; e hanno subito sete,
l'allodola e tutta la terra e le stoppie,
prese per sete con un miraggio,
con un trucco dell'uomo, l'irrigatore...
La digressione è rossa e brilla al sole...
Appena fatto l'amore, io sono quell'uomo
che ritira il suo tubo dal solco, e sono
l'allodola che vede il raggio colpire
le schegge di vetro dell'acqua,
e inverte il suo volo, da verticale in picchiata,
a capofitto in se stessa (me stesso): rosa
di penne e becco, sparata in mezzo
al suo proprio petto.
Non dimenticando il melograno,
del quale divento il frutto aperto,
i chicchi in digressione dallo squarcio.
La pace dell'amore appena (fatto) fatta,
e io sono, in pace, l'ultimo che muore.
(Ho immaginato una canzone
ma non è questo il testo,
questo è solo il senso,
che vola e cade al suolo)